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Trattamento degli animali obesi
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2. Trattamento degli animali obesi
Trattamenti farmacologici
Per il trattamento dell’obesità nell’uomo è stato sviluppato un ampio arsenale farmacologico. Va notato che alcuni di questi agenti sono stati messi a punto per il cane. Sono stati condotti alcuni studi con questi farmaci per ridurre il peso corporeo dei cani obesi (Bomson & Parker, 1975). Queste prove non hanno avuto successo.
Il deidroepiandrosterone (DHEA) somministrato a dosi elevate (60 mg/kg di peso corporeo/die) riduce la deposizione di tessuto adiposo ed è stato utilizzato come agente per facilitare la perdita di peso, in associazione con una dieta a basso tenore energetico nei cani obesi (MacEwen & Kurzman, 1991; Kurzman et al., 1998). Il DHEA presenta anche proprietà ipolipemiche ed ipoglicemiche. Il suo meccanismo d’azione non è ancora stato del tutto chiarito. A causa delle numerose incertezze sui vari effetti di questo precursore ormonale, la sua utilizzazione nel cane al momento non può essere raccomandata.
Nel cane sono state utilizzate anche delle iniezioni di leptina umana ricombinante. La somministrazione della leptina a cani sani o obesi ha indotto una significativa perdita di peso proporzionale alla durata ed alla dose utilizzate. Tuttavia, il dimagramento è più elevato nei cani sani. Gli animali iniziano ad aumentare di peso una settimana dopo la fine del trattamento, tornando gradualmente ai valori iniziali. Il dimagramento è essenzialmente dovuto ad una riduzione della massa corporea grassa. In uno studio nel corso del quale sono stati confrontati gli effetti della somministrazione di leptina in maschi e femmine obesi, è stata osservata una perdita di peso analoga in due gruppi trattati con dosi di 0,5 mg/kg/die e 5,0 mg/kg/die (Lebel et al., 1999). Questo tipo di prove specifiche non depone a favore dell’uso della leptina nei cani obesi, specialmente a causa della mancanza di dati a lungo termine e della presenza di un effetto di ritorno dopo la fine del trattamento.
Qualsiasi spazio vi sia in futuro per il trattamento farmacologico, non si deve dimenticare che nell’ ambito di un approccio globale (comportamentale e dietetico) ai cani obesi, i farmaci non vanno mai utilizzati perché non modificano il comportamento del proprietario.
Trattamento chirurgico
In medicina umana esistono vari interventi chirurgici utili per limitare il consumo di cibo. Al momento attuale, queste tecniche non sono usate negli animali.
Approccio del proprietario
L’approccio psicologico del proprietario è essenziale. L’obiettivo è quello di motivarlo spiegando le cause e i danni provocati dall’obesità nonché i vantaggi di un animale sano. Spiegazioni chiare, controlli regolari e la messa a punto di una curva del peso sono le fasi che contribuiscono al successo del trattamento (Lewis et al., 1987; Norris & Beaver, 1993). Non è possibile alcuna dieta senza la collaborazione del proprietario.
Prove cliniche condotte su cani obesi forniscono risultati variabili. Il primo è che dopo aver iniziato un programma di dimagramento, più del 50% dei proprietari non ritorna per le visite di controllo. Si deve quindi concludere che più del 50% dei proprietari di cani abbandoni la dieta nel mese successivo alla prima visita (Remillard, 2000). In un altro studio, il 75% dei cani registrati ha smesso di perdere peso (Gentry, 1993). Questi dettagli verranno trattati da un punto di vista più pratico nella sezione relativa agli alimenti clinici.
Trattamento nutrizionale
Per ridurre il peso del cane si possono utilizzare due tecniche. Il digiuno è applicabile ed efficace, a condizione che l’animale non presenti una patologia concomitante come l’insufficienza epatica o il diabete mellito. È necessario ospedalizzare il soggetto ed assicurargli un’integrazione vitaminica e minerale giornaliera. Molti autori hanno dimostrato che il cane può sopportare facilmente una privazione nutrizionale completa (De Bruijne & Lubberink, 1977; Brady & Armstrong, 1977), ma secondo Abel et al., (1979) il digiuno prolungato oltre 36 giorni può condurre a lesioni cardiache. Inoltre, questo metodo non è raccomandato per ragioni etiche e perché non lega il proprietario a modificazioni a lungo termine della dieta.
La restrizione dell’assunzione di energia risulta di conseguenza l’unica opzione davvero valida. È necessario stabilire con il proprietario la dieta bilanciata. In assenza di precise informazioni sulle quantità di cibo ingerite, deve essere possibile stimare l’energia giornaliera totale consumata tipicamente dall’animale. Si deve poi instaurare un protocollo molto rigoroso con la totale collaborazione del proprietario.
Livello di restrizione energetica
La scelta del livello energetico della razione dipende da parecchi criteri, come il grado dell’eccesso di peso, il sesso dell’animale e la durata prevista della dieta. Il primo passo consiste nel definire il peso ideale; il secondo è quello di stabilire il livello della restrizione energetica. La dieta viene generalmente calcolata in modo da apportare il 40% - una restrizione molto drastica - (Markwell et al., 1990) to 60% (Edney, 1974) o il 75% (Dzanis, 2000) dell’energia necessaria al mantenimento del peso ottimale. Nella Tabella 10 è riportata una rassegna delle varie prove cliniche e sperimentali. Teoricamente, il periodo necessario per la restrizione risulta tanto più breve quanto più elevata è la restrizione stessa.
Tabella 10 - Rassegna di una serie di prove di dimagramento condotte in cani obesi: grado di restrizione energetica e perdita di peso | |||||||
N | BCS | % sovrappeso | Durata in settimane | Assegnazione dell’energia % di MER per IBW | Perdita di peso % di IW/settimana | Bibliografia | |
Prove sperimentali | 39 (varie razze) | 20 | 16 | 100a 75 60 50 | 1.14 1.56 2.18 2.63 | Laflamme & Kuhlman, 1995 | |
12 (cani meticci: 12 - 22 kg) | - | - | 7 | 60b 60 | 2.3 1.9 | Borne et al., 1996 | |
8 (Beagle) | 4.3/5 | 56 45 | 23.5 18.3 | 66c 62 | 1.57 1.31 | Diez et al., 2002 | |
12 (Beagle) | 7.2/9 | 56 45 | 27.5 23.5 | 75c 87 | 1.30 1.31 | Jeusette et al., 2004 | |
Prove cliniche | 20 (varie razze) | 50 (24 - 77) | 40 | 60 50 - 75c | insufficiente | Gentry, 1993 | |
9 (varie razze) | 27 | 18.3 | 50 - 75c | 1.91 | Diez et al., 2002 | ||
N: numero di animali BCS: Punteggio di condizione corporea (Body Condition Score) MER: Fabbisogno energetico di mantenimento (Maintenance Energy Requirement) IBW: Peso ideale (Ideal Body Weight) IW: Peso iniziale (Initial Weight) | a: calcolato utilizzando la formula 144 + 62.2 x IBW b: calcolato utilizzando la formula 1500 kcal/m2/die c: calcolato utilizzando la formula del NRC del 1974 (132 kcal/kg BW0.75) |
Il veterinario può essere tentato di optare per una restrizione energetica molto drastica al fine di limitare la durata della dieta. Questa soluzione non è consigliata. Una soluzione troppo severa può portare ad una significativa sensazione di fame nell’animale, generando un aumento dell’attività dopo i pasti (Crowell-Davis et al., 1995b) e di conseguenza portando ad una insoddisfazione del proprietario e ad una mancanza di collaborazione nel seguire una dieta rigorosa. La dieta corre il rischio di essere abbandonata dopo poche settimane o anche dopo pochi giorni. Inoltre, si può anche avere un’esagerata accentuazione della perdita di massa muscolare in seguito ad un calo di peso improvviso, come è stato dimostrato nell’uomo (Pasanisi et al., 2001). In condizioni sperimentali, l’effetto di ritorno (incremento ponderale dopo la fine della dieta) è quindi molto più intenso e rapido quando la restrizione energetica è drastica (Laflamme & Kuhlman, 1995). La spiegazione proposta per la gravità di tale effetto di ritorno è che il cane presenta una riduzione dell’attività metabolica associata ad un aumento dell’ efficienza energetica durante la dieta. Tanto più la restrizione energetica è drastica, tanto minore è l’attività fisica del cane (Crowell-Davis et al., 1995a). Questa riduzione dell’attività costituisce un secondo fattore di rischio per la perdita della massa muscolare.
Infine, la modificazione a lungo termine del comportamento del proprietario è più auspicabile che una variazione rapida. Come conseguenza, non si raccomanda in tutti gli animali una restrizione energetica molto drastica, che però va riservata ai casi più gravi di obesità, quando l’aumento di peso è superiore al 40% ed esiste un’indicazione medica per una perdita rapida, come la presenza di gravi problemi respiratori, cardiaci o ortopedici. Lo stesso vale se l’animale deve essere sottoposto ad anestesia a breve o medio termine.
Varie prove sperimentali e cliniche dimostrano che il mantenimento di una perdita dell’1 - 2% del peso iniziale (obeso) alla settimana o del 4 - 8% al mese costituisce un obiettivo ragionevole. Esiste un ampio consenso su questo grado di perdita di peso. La Tabella 11propone vari gradi di restrizione energetica sulla base di parecchi parametri: eccesso di peso corporeo, sesso e durata desiderata del periodo di dimagramento.
Tabella 11 - Raccomandazioni relative a vari livelli di assunzione energetica nell’ambito di una dieta ipocalorica | ||||||
Peso in eccesso | 20 - 30% | 30 - 40% | > 40% | |||
Massa grassa | 25 - 35% | 35 - 45% | > 45% | |||
BCS | 7 | 8 | 9 | |||
Perdita del 6% del peso iniziale al mese (circa. - 1,5% alla settimana) | ||||||
Assunzione energetica giornaliera (kcal/ kg IBW0.75) | Maschio | Femmina | Maschio | Femmina | Maschio | Femmina |
85 | 80 | 75 | 65 | 60 | 55 | |
Probabile durata del dimagramento | 15 - 18 settimane | 18 - 20 settimane | 20 - 22 settimane (minimo) | |||
Perdita del 7,5% del peso iniziale al mese (circa. - 2,0% alla settimana) | ||||||
Assunzione energetica giornaliera (kcal/ kg IBW0.75) | Maschio | Femmina | Maschio | Femmina | Maschio | Femmina |
80 | 75 | 65 | 60 | 55 | 50 | |
Probabile durata del dimagramento | 9 - 11 weeks | 11 - 13 weeks | 15 - 17 weeks | |||
BCS: Punteggio di condizione corporea (Body Condition Score) su una scala da 1 a 9 IBW: Peso corporeo ideale (ottimale) (Ideal Body Weight) Peso iniziale: peso del cane obeso Per iniziare il processo di dimagramento senza imporre immediatamente una restrizione troppo drastica, si raccomanda la seguente assegnazione iniziale dell’energia: - 65% (o 85 kcal/kg IBW0.75) del fabbisogno energetico di mantenimento per un maschio, da ridurre al 55% (o 75 kcal/kg IBW0.75) se il cane è sterilizzato. - 60 % (o 80 kcal/kg IBW0.75) del fabbisogno energetico di mantenimento per una femmina, da ridurre al 50% (o 65 kcal/kg IBW0.75) se la cagna è sterilizzata. Queste opzioni possono poi essere riviste in funzione della durata del periodo di dimagramento. |
Con una perdita di peso dell’1,5% alla settimana, occorrono almeno 3,5 - 4 mesi per far passare il punteggio corporeo da 7 su a 5 su 9 (o da 4 su 5 a 3 su 5). (© I. Jeusette)
Differenze fra maschi e femmine
Uno studio condotto sui Beagle ha dimostrato che era più difficile indurre e mantenere la perdita di peso nelle femmine obese - sterilizzate o meno - che nei maschi sterilizzati. Il grado iniziale di obesità era paragonabile, così come la perdita ponderale settimanale.
Nel corso del tempo, le correzioni quantitative sono state più gravi per le femmine rispetto ai maschi. Per le cagne, un’assunzione energetica limitata al 54% della necessità dell’energia di mantenimento calcolata sulla base del peso ideale non ha portato a raggiungere il peso desiderato. Il livello del 60% utilizzato a questo punto sembra essere inappropriato per le femmine. Lo sviluppo della composizione corporea non è stato influenzato dal sesso (Diez et al., 2002). Il cibo di mantenimento dei cani obesi deve essere esaminato per comprendere questa differenza fra i sessi. A parità di peso, le cagne obese consumano in media il 15% in meno di energia rispetto ai maschi per unità di peso metabolico ideale e la loro massa magra è generalmente inferiore. È quindi illogico applicare lo stesso protocollo dimagrante a soggetti di sessi differenti (Jeusette et al., 2004c).
Modificazione del cibo
È del tutto controindicato ottenere una restrizione energetica semplicemente riducendo la quantità del cibo che viene tipicamente consumato. Ciò porta a carenze di principi nutritivi essenziali ed a scarse probabilità di successo. Un animale al quale viene negato il cibo può sviluppare un comportamento sgradevole: nervosismo, furto di cibo e talvolta perfino aggressione (Branam, 1988). Questi comportamenti scoraggiano il proprietario e la dieta ha ben poche probabilità di successo.
Crowell-Davis et al., (1995a) hanno messo in relazione gli effetti della restrizione sul comportamento di un gruppo di cani nel canile: durante i primissimi giorni di restrizione calorica, gli animali hanno manifestato una maggiore propensione a masticare oggetti, un’accentuazione dell’aggressione fra alcuni soggetti ed un aumento della frequenza di latrati. La scelta di un cibo particolarmente adatto alla perdita di peso è quindi fondamentale se si vogliono evitare delle carenze ed il cane deve ricevere una quantità di alimento sufficiente, che limiti al tempo stesso l’assunzione di energia.
Alimenti a basso contenuto calorico
Esistono vari modi di ridurre la concentrazione o densità energetica degli alimenti per cani reperibili in commercio. Quello più semplice per ottenere una riduzione efficace della concentrazione energetica di un prodotto commerciale è quello di diminuire il contenuto di grasso ed aumentare quello di fibra. Queste due modificazioni principali sono in effetti essenziali, ma nella formulazione di un alimento è necessario tenere conto di tutti i principi nutritivi (aminoacidi, acidi grassi, minerali e vitamine) come verrà illustrato più dettagliatamente più oltre.
Inoltre, va notato che la produzione di alimenti secchi estrusi contenenti grandi quantità di aria contribuisce ad aumentare il volume della razione. Questo metodo ha principalmente un impatto psicologico sul proprietario e minore sul cane, dato che si ha una riduzione del peso della razione giornaliera. Le modificazioni delle dimensioni, della struttura e della forma della crocchetta possono essere un modo per prolungare il tempo di ingestione ed il potere saziante. Nel caso degli alimenti umidi, anche un’idratazione molto elevata (acqua oltre l’80%) contribuisce a mantenere un volume relativamente alto. Ciò nonostante, l’effetto sulla sensazione di sazietà è dubbio, dato che l’acqua - o la frazione liquida del cibo - viene evacuata dallo stomaco entro 20 - 30 minuti a seconda delle dimensioni delle particelle. L’aggiunta di fibra viscosa che leghi l’acqua d’altro canto rallenta lo svuotamento dello stomaco (Russell & Bass, 1985).
Il contenuto di principi nutritivi essenziali degli alimenti a basso tenore calorico è estremamente importante. Una più o meno grave restrizione imposta all’animale non deve mai essere accompagnata da una qualsiasi carenza di proteine, aminoacidi essenziali, acidi grassi essenziali, minerali, vitamine o oligoelementi.
La concentrazione di proteine degli alimenti a basso contenuto calorico deve essere superiore a quella dei cibi di mantenimento per apportare gli aminoacidi essenziali. La Figura 6 illustra la necessità di aumentare il contenuto proteico nel cibo per evitare che la restrizione energetica provochi una carenza proteica.
Lo stesso ragionamento vale per tutti i principi nutritivi essenziali. Le diete ricche di proteine sono state utilizzate con successo per parecchi anni nell’uomo ed hanno dimostrato molti vantaggi.
Figura 6. Adattamento del livello di proteine della dieta sulla base della restrizione energetica.
- Effetto positivo sulla composizione corporea mantenendo la massa tissutale magra.. Le diete ad elevato tenore proteico riducono al minimo la consunzione muscolare e facilitano la perdita del grasso (Durrant et al., 1980; Piatti et al., 1994).Questi effetti sono stati osservati anche nel cane nell’ambito di una dieta ipocalorica. A 42 cani obesi sono state offerte tre diete simili, che differivano per la concentrazione proteica (20, 30 e 39% dell’assunzione energetica). La dieta con il contenuto proteico più elevato ha portato ad un incremento della massa grassa ed ha ridotto al minimo quella del tessuto magro. Questi risultati sono stati confermati in un’altra prova, nel corso della quale sono state confrontate due diete a basso tenore energetico. Quella ricca di proteine conteneva 157 g di proteine/1000 kcal, pari al 47,5% della sostanza secca (Diez et al., 2002).
- Minore rendimento, in termini di assunzione energetica netta, per le proteine in confronto ai carboidrati.. A parità di peso, i carboidrati digeribili e le proteine apportano livelli paragonabili di energia metabolizzabile, ma le proteine forniscono livelli di energia netta più bassi (Rubner, 1902). Ciò significa che il loro uso rappresenta un costo per l’energia dell’organismo. L’energia spesa di conseguenza non viene immagazzinata sotto forma di grasso, il che risulta vantaggioso negli individui obesi.
- Capacità di saziare delle proteine (Louis-Sylvestre, 2002): l’aumento della prevalenza dell’obesità ha attirato l’interesse sugli alimenti con un forte potere saziante. I risultati di molti studi condotti sull’uomo hanno dimostrato che l’assorbimento successivo al consumo di alimenti ad elevato tenore proteico era più basso di quello che seguiva il consumo di cibi con un elevato contenuto di carboidrati o di grasso. Gli aminoacidi derivanti dalla digestione delle proteine vengono assorbiti lentamente e la principale via del loro metabolismo è la gluconeogenesi. Quindi, le proteine sono fonti di glucosio che inducono una scarsa secrezione insulinica e rallentano la comparsa dell’ipoglicemia, che contribuisce a determinare la sensazione di fame. La velocità della digestione varia da una proteina all’altra e gli aminoacidi inducono la secrezione di insulina in misura variabile, per cui anche la capacità di saziare può differire da una proteina all’altra. Tutto ciò merita certamente degli studi specifici nel cane.
- Effetto benefico sull’appetibilità.. Questa proprietà è particolarmente significativa quando si utilizzano alimenti a basso contenuto calorico.
- Miglioramento della conservazione della perdita di peso dopo la dieta.. Questo effetto è stato dimostrato nell’uomo (Westerterp-Plantenga et al., 2004).
È anche importante la qualità delle proteine. Quando si aggiungono quantità significative di fibra mista (associazione di fibra solubile ed insolubile) è necessario aumentare il contenuto proteico della razione, perché alcune fibre riducono la digeribilità della sostanza secca (S.S.) (proteine comprese).
Il contenuto di grassi degli alimenti a basso tenore calorico è generalmente ridotto a meno del 25% dell’assunzione energetica. Ciò nonostante, è necessaria una concentrazione minima di grassi per garantire l’assunzione di acidi grassi essenziali e il trasporto delle vitamine liposolubili. Le più recenti raccomandazioni sono di almeno il 5,5% della sostanza secca (per un alimento contenente 4000 kcal/kg di S.S., pari a 14 g/1000 kcal). Gli alimenti commerciali ipocalorici non contengono mai meno del 5% di grassi. Inoltre, la scelta di fonti lipidiche di origini differenti (olio vegetale, olio di semi di lino o olio di pesce) assicura l’assunzione di acidi grassi essenziali a catena lunga.
L’impiego della fibra alimentare ha suscitato un ampio dibattito sia in nutrizione umana che animale. Il suo inserimento nella formulazione non è una scelta universale, quanto piuttosto uno dei numerosi approcci possibili (Diez & Nguyen, 2003). La fibra può essere vantaggiosa per la gestione nutrizionale dell’obesità nel cane.
- La fibra è generalmente un elemento di diluizione e consente una riduzione della densità energetica di un alimento. Un cibo secco di mantenimento standard ha una concentrazione energetica di 3500 - 4000 kcal/kg di S.S., ma diversi autori (Lewis, 1978; Hand, 1988) sostengono che tale concentrazione debba essere bassa. È tuttavia difficile formulare un alimento con una concentrazione energetica inferiore a 2800 kcal/kg di S.S..
- La fibra solubile rallenta lo svuotamento gastrico ed induce un assorbimento più lento dei principi nutritivi nel cane (Russel & Bass, 1985).
- La fibra insolubile agisce come agente di massa, aumentando il volume del cibo ed accelerando il transito nella dieta (Burrows et al., 1982; Fahey et al., 1990).
- La fibra porta ad una sensazione di sazietà: una dieta contenente almeno il 20% di fibra totale (Total Dietary Fiber (TDF); Prosky et al., 1994) riduce l’assunzione energetica volontaria nel cane (Jewell et al., 2000).
Tuttavia, la fibra presenta anche alcuni inconvenienti, che variano secondo la natura della fibra stessa e la sua percentuale di inserimento nella dieta:
- aumenta la quantità di feci e la frequenza della defecazione (un effetto generale della fibra alimentare).
- provoca una riduzione della digeribilità di certi principi nutritivi come le proteine ed i minerali, che devono essere incorporati nella dieta in maggiori quantità.
- influisce negativamente sull’appetibilità (Meyer et al., 1978), questo problema può essere facilmente corretto con l’aggiunta di fattori appetizzanti.
- può portare a problemi gastroenterici, quali flatulenza e diarrea.
Figura 7a. La cellulosa grezza non consente di prevedere il valore nutritzionale.
La fibra alimentare, in forma purificata o negli alimenti che ne sono ricchi come i vegetali o i cereali integrali, ha una capacità di saziare universalmente riconosciuto nell’uomo, ma può portare a problemi gastroenterici, quali flatulenza e diarrea.
Fibra ed analisi chimica
Da un punto di vista legale, il contenuto di fibra indicato sulle etichette degli alimenti per animali da compagnia corrisponde alla cellulosa grezza (valore noto anche come fibra grezza). Questo parametro viene determinato con un metodo analitico che non riflette completamente l’effettivo contenuto di fibra del cibo. Un’analisi chimica della cellulosa grezza misura soltanto una parte della fibra insolubile, principalmente la cellulosa ed alcune emicellulose (Figure 7a & Figure 7b). Tuttavia, l’industria degli alimenti per animali da compagnia utilizza anche altri tipi di fibra, come quella solubile (psillio, gomma di guar) e quella mista (miscele di fibre solubili ed insolubili).
Il metodo d’elezione per la misurazione di tutta la fibra alimentare (solubile ed insolubile) è quello di misurare gli enzimi nella fibra totale nella dieta. Questo è l’unico modo per acquisire un’informazione nutrizionale significativa. La differenza fra la fibra grezza e quella totale della dieta è molto superiore a quella che si ha negli alimenti che contengono più fibre miste o hanno un tenore più elevato di fibra solubile. La Tabella 12, ad esempio, mostra che, nel caso dei cereali, il rapporto dei due valori è di 1 a 4. Agli estremi, un alimento contenente quantità significative di fibra solubile (non cellulosica) ha un contenuto di cellulosa grezza trascurabile.
Figure 7b. Presentazione dei vari metodi di dosaggio della fibra alimentare in relazione alla composizione chimica: applicazione alla polpa di barbabietola.
Tabella 12 - Fonti di fibra utilizzate nelle diete ipocaloriche: composizione chimica | ||||
Cellulosa grezza % S.S. | Fibra totale % S.S. | Tipo di fibra predominante | ||
Solubile | Insolubile | |||
Fonti di fibra concentrata | ||||
Fibra di cellulosa | 75 | 86 | ++++ | |
Gusci di arachidi | 65 | 86 | ++++ | |
Frutto-oligosaccaridi | 0 | 71 | ++++ | |
Fibra dei piselli | 55 | 78 | ++ | ++ |
Gomma di guar | 1 - 2 | 80 | +++ | + |
Polpa di barbabietola | 19 | 59 - 77 | + | +++ |
Psillio * | 21 | 58 | +++ | |
Crusca di frumento | 10 - 19 | 38 - 40 | + | + |
Cereali | ||||
Frumento | 2.5 | 10 - 12 | + | +++ |
Mais | 2.3 | 8 - 9 | ++++ | |
Farina di mais | 0.5 - 1 | 2.6 - 4.5 | ++++ | |
Orzo | 4 | 16 | + | +++ |
* A differenza di altre riportate nella tabella, lo psillio è una fonte di fibra solubile, ma non fermentescibile. |
Fibra e sazietà
Nei pazienti umani obesi sottoposti a diete ipocaloriche, l’ingestione di un’integrazione quotidiana con fibra insolubile (Ryttig et al., 1989; Astrup et al., 1990), fibra solubile (Krotkiewski, 1984; Di Lorenzo et al., 1988) o fibra mista (Burley et al., 1993) induce un miglior senso di sazietà o riduce la sensazione di fame.
È molto più difficile valutare la sensazione di sazietà nel cane che nell’uomo. A questo scopo sono stati utilizzati vari metodi indiretti, misurando l’ingestione o la velocità di svuotamento gastrico. Nel caso di quest’ultimo, è stato ipotizzato che la distensione dell’organo inibisca i meccanismi fisiologici che portano all’ingestione e, come conseguenza, agisca da segnale della sazietà (Jewell et al., 1996, 2000). Tuttavia, la metodologia per la misurazione dello svuotamento gastrico nel cane non è stata ampiamente standardizzata. Le ripetute misurazioni nello ore che seguono il pasto impongono la manipolazione dell’animale, il che potrebbe rallentare lo svuotamento stesso.
Butterwick et al., (1994) hanno riferito che l’aggiunta di fibra insolubile in concentrazioni moderate non aveva alcun effetto sull’ingestione nel cane. Un gruppo di animali di questa specie con un sovrappeso del 15% è stato alimentato con un cibo ricco di vari tipi di fibra (dal 6,6% di TDF per il gruppo di controllo al 15,6% di TDF della S.S.). Le quantità di cibo sono state calcolate in modo da coprire il 40% dei fabbisogni energetici per il mantenimento del peso ottimale, il che corrisponde ad una grave restrizione energetica. Tre ore dopo il pasto principale, è stato lasciato a disposizione dell’animale per 15 minuti un secondo pasto (alimento umido) molto appetibile; poi è stato misurato il consumo. La prova è stata condotta due volte in un periodo di 12 giorni. Le quantità consumate durante il secondo pasto erano paragonabili per i differenti gruppi (Butterwick et al., 1994). Ciò nonostante, è difficile trarre qualsiasi conclusione da questi risultati, dato che la dieta di controllo conteneva il 6,7% di TDF, l’effetto della grave restrizione energetica è risultato predominante rispetto alla fibra alimentare. Infine, va notato che la maggior parte dei cani non è in grado di controllare il proprio consumo quando gli viene offerto un alimento altamente appetibile.
I risultati dei vari studi sono contraddittori, ma questo non sorprende viste le differenze dei metodi impiegati. In tutti i casi, in caso di diete con tenore di fibre alimentari elevato (più del 20% delle fibre totali dell’alimento) gli alimenti sembrano avere effetto sazietogeno.
Al contrario, è molto più difficile arrivare a delle conclusioni per le diete contenenti quantità intermedie di fibre alimentari. Bisogna anche analizzare i risultati tenendo conto del contesto: in condizioni sperimentali, i cani accettano meglio gli alimenti ipoenergetici rispetto ai cani da compagnia (Borne & al., 1996).
Fibra e suoi effetti sul peso e sulla composizione corporea
La restrizione energetica associata all’offerta di una dieta ricca di fibra e povera di grassi (23% e 9% sulla S.S., rispettivamente), porta ad una maggiore riduzione della massa corporea grassa e delle concentrazioni ematiche di colesterolo, in confronto ad una dieta ricca di grassi e povera di fibra (Wolfsheimer et al., 1994a). Anche la riduzione del peso corporeo e della pressione sanguigna sono maggiori nel primo caso, benché le differenze non siano significative (Borne et al., 1996). Le due diete apportano il 35% di energia metabolizzabile sotto forma di proteine, il che è pari a circa il 10% in più di una dieta di mantenimento. L’impiego della DEXA ha reso possibile raccogliere le prove delle modificazioni della composizione corporea dopo l’assunzione di diete a basso contenuto calorico, anche se le perdite di peso sono statisticamente paragonabili. Ciò nonostante, le conclusioni devono essere considerate accuratamente perché l’effetto dei due parametri (contenuto di grasso e contenuto di fibra) sono confondenti in questo studio. Inoltre, le diete povere di grassi che non vengono integrate con fibra producono gli stessi effetti nei ratti (Boozer et al., 1993).
Nell’uomo, la perdita spontanea di peso (Krotkiewski, 1984) e di grasso corporeo (Raben et al., 1995) è stata anche segnalata in seguito all’ingestione di fibra solubile o insolubile in pazienti obesi e non obesi. Inoltre, l’aggiunta di un’integrazione di fibra insolubile (Solum et al., 1987; Ryttig et al., 1989) o mista (Godi et al., 1992) ha determinato una maggiore riduzione del peso nei pazienti obesi sottoposti ad una moderata restrizione energetica (1200 kcal/die) in confronto ad una dieta di controllo.
I risultati degli studi sopradescritti suggeriscono che la fibra alimentare svolga un ruolo benefico nella perdita di peso dei pazienti obesi. Gli effetti della fibra sono riassunti nelle Tabelle 13a & Tabella 13b.
Table 13a - Considerazioni generali sugli effetti della fibra alimentare |
Effetti studiati |
- Prevenzione della costipazione, igiene della digestione - Diluizione della concentrazione e della densità energetiche dei cibi - Effetto sazietogeno - Controllo della glicemia e dell’insulinemia - Controllo dei lipidi ematici - Riduzione dell’odore delle feci |
Svantaggi |
- Riduzione della digeribilità della sostanza secca - Aumento della quantità delle feci - Aumento della frequenza delle defecazioni |
Tabella 13b - Effetti della fibra alimentare in relazione al livello di inserimento nel cibo | ||||||
Fibra insolubile | Fibra solubile ed insolubile | Fibra solubile | Fibra fermentabile | |||
Esempi | Cellulosa purificata, gusci di arachidi e soia, ecc. | Polpa di barbabietola | Gomma di guar, pectine, psillio, ecc. | Inulina, MOS, FOS, ecc. | ||
Percentuale di inserimento | < 5% sulla sostanza secca (S.S.) | |||||
Prevenzione della costipazione | + | + | + | + | ||
Riduzione degli odori fecali | - | - | - | + | ||
Salute dell’apparato digerente | ? | + | + | + | ||
Tasso di inclusione | 5 - 10% MS | > 10% MS | 5 - 10% MS | > 10% MS | 5 - 10% MS | 5 - 10% MS |
Obesità | ||||||
- riduzione della densità energetica | + | ++ | + | ++ | + | + |
- induzione della sazietà | ? | ? | ? | ? | ? | ? |
Dismetabolismo lipidico | - | - | - | + | + | + |
Diabete mellito - controllo della glicemia | - | -/+ | - | + | + | ? |
Insufficienza renale cronica - riduzione dell’uremia | - | - | - | + | + | + |
Salute dell’apparato digerente | ||||||
- proliferazione batterica intestinale cronica | - | - | ? | ? | ? | + |
- prevenzione del cancro del colon | ? | ? | ? | ? | + (uomo) | |
Varie - stimolazione dell’immunità |
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| + |
Carboidrati
Anche il contenuto e la qualità dei carboidrati digeribili - principalmente l’amido - delle diete a basso tenore calorico sono stati oggetto di alcuni studi. Negli alimenti per l’uomo, è stato sviluppato da Jenkins et al., (1981) il concetto di indice glicemico (GI) come metodo per prevedere la risposta glicemica in seguito all’ingestione di cibo contenente quantità stabilite di carboidrati. Il GI di un alimento viene definito come il rapporto (in percentuale) della risposta glicemica dopo l’ingestione di una porzione di 50 g di carboidrati digeribili e la risposta dopo l’ingestione da parte dello stesso individuo di una porzione da 50 g di amido sotto forma di pane bianco.
Il GI è un concetto utilizzato nel trattamento dietetico dei pazienti diabetici e in alcune diete (come quella Montignac) e conferma l’utilità di fonti di cereali non raffinati o della fibra alimentare (Koh-Banerjee & Rimm, 2003).
L’applicazione di questo concetto nelle diete per cani diabetici o obesi è abbastanza logica. Il primo principio è quello di utilizzare fonti di amido che stimolino la produzione di insulina soltanto in misura limitata. Ciò limita l’accumulo di energia sotto forma di trigliceridi negli adipociti. Un alimento completo che determina una ridotta produzione di glucosio evita al tempo stesso di stimolare la produzione di insulina - un ormone lipotropo. Da un punto di vista pratico, il riso bianco non è raccomandato come cereale principale negli alimenti a basso contenuto calorico, mentre l’orzo e il mais costituiscono le migliori fonti di energia (Sunvold & Bouchard,1998) (Figura 8).
Figura 8. Confronto fra la secrezione postprandiale di insulina ottenuta con varie fonti di amido. (From Sunvold & Bouchard, 1998)
Minerali, vitamine ed oligoelementi
Le concentrazioni di minerali, vitamine ed oligoelementi degli alimenti ipocalorici devono essere più elevate di quelle presenti nei cibi di mantenimento, analogamente alle proteine. La restrizione dell’assunzione energetica e delle quantità offerte non deve portare a carenze di questi principi nutritivi essenziali.
Ingredienti speciali e nutraceutici
Parecchi ingredienti speciali (additivi alimentari o altri integratori nutrizionali) vengono aggiunti agli alimenti a basso tenore calorico per indurre certi benefici. Si tratta principalmente di varie fonti di fibra alimentare, antiossidanti, L-carnitina, cromo Parecchi ingredienti speciali (additivi alimentari o altri integratori nutrizionali) vengono aggiunti agli alimenti a basso tenore calorico per indurre certi benefici. Si tratta principalmente di varie fonti di fibra alimentare, antiossidanti, Tabella 14 viene riportato un elenco incompleto di questi prodotti e dei benefici identificati.
La L-carnitina è un aminoacido sintetizzato ex-novo nel fegato e nel rene a partire dalla lisina e dalla metionina, in presenza di ascorbato. La L-carnitina è un agente che facilita il trasporto degli acidi grassi a catena lunga nei mitocondri, dove vengono sottoposti alla β-ossidazione (Figura 9). Livelli adeguati di L-carnitina sono quindi necessari nel muscolo per ottenere energia a partire dagli acidi grassi.
La L-carnitina non viene sintetizzata nel muscolo ma vi giunge per via ematica, dopo la sintesi epatica o renale oppure in seguito all’assorbimento intestinale di quella presente nel cibo. Le principali fonti dietetiche sono le carni rosse, il pesce ed i prodotti lattierocaseari, mentre la carne bianca ne è meno ricca ed i vegetali non la contengono affatto. La L-carnitina non è considerata un principio nutritivo essenziale, perché viene sintetizzata dall’organismo. La sua carenza è responsabile di miocardiopatie dilatative in una piccola popolazione di cani. Parecchi studi condotti su animali monogastrici hanno suggerito che l’apporto con la dieta di L-carnitina migliora la ritenzione azotata e modifica la composizione corporea a favore della massa muscolare. Questo effetto è stato dimostrato nei cani in accrescimento (Gross & Zicker, 2000).
Tabella 14 - Ingredienti particolari utilizzati nelle diete commerciali ipocaloriche e benefici attesi | |
Ingredienti | Benefici attesi |
L-Carnitina | - Stimolazione dell’ossidazione degli acidi grassi |
Cromo | - Controllo della glicemia |
Frutto-oligosaccaridi (FOS) | - Riduzione degli odori fecali - Ottimizzazione della flora intestinale - Normalizzazione dei lipidi ematici |
CLA (acido linoleico coniugato) | - Azione anti-adipogena |
Idrossicitrato | - Prevenzione e riduzione dell’adiposità viscerale |
Vitamina E, taurina, luteina | - Antiossidanti |
Vitamin A | - Normalizzazione della concentrazione ematica di leptina |
Glucosamina, chondroitina | - Agenti condroprotettori |
Olio di pesce ricco di EPA | - Fonti di acidi grassi omega 3 - Salute della cute e del mantello |
Poiché la massa muscolare richiede una quantità di energia a riposo superiore a quella della massa grassa, il suo aumento può prevenire l’obesità. L’inserimento della L-carnitina nelle diete ipocaloriche per cani obesi viene raccomandato per modificare la composizione corporea (Allen, 1998; Sunvold et al., 1998; Caroll & Côté, 2001). L’aggiunta di L-carnitina ad una dieta a basso tenore calorico aumenta la perdita di peso nei cani obesi e stimola il mantenimento della massa muscolare (Sunvold et al., 1998). In questa prova, non sono state notate differenze significative fra i due livelli di integrazione (50 e 100 mg/kg di cibo).
Figura 9. Modalita’ di azione della l-carnitina.
Nei cani obesi alimentati con una dieta a basso contenuto calorico si raccomanda l’inserimento della L-carnitina per prevenire l’effetto di ritorno. Nelle razioni fatte in casa, si suggerisce di scegliere ingredienti naturalmente ricchi di L-carnitina. (© Faculty of Veterinary Medicine of Liège).
Gli acidi grassi coniugati derivati dall’acido linoleico coniugato (CLA) sono stati ampiamente studiati negli animali a causa delle loro varie proprietà benefiche, che influiscono su neoplasie, aterosclerosi, obesità, funzione immunitaria e diabete mellito. I CLA si trovano naturalmente in ingredienti provenienti dagli animali, come i prodotti lattierocaseari, le carni ed i grassi. Vengono sintetizzati nel rumine da certi microrganismi ed alcuni enzimi animali. I due isomeri identificati come biologicamente attivi sono il 9-cis, 11-trans e il 10-trans, 12-cis (Figura 10). Alcuni specifici isomeri del CLA prevengono lo sviluppo dell’obesità nei topi e nei suini. Ciò nonostante, le proprietà dei CLA di modulare l’obesità nell’uomo e negli animali monogastrici restano oggetto di controversia, dato che prove cliniche hanno portato a risultati contradditori (Azain, 2003). È stato tuttavia dimostrato che l’isomero 10-trans, 12-cis previene l’accumulo di trigliceridi nelle colture cellulari umane preadipose. Questa azione antiadipogena è parzialmente dovuta ad un effetto sulla regolazione del metabolismo del glucosio e degli acidi grassi nelle cellule adipose (Brown & McIntosh, 2003).
Figura 10. Struttura comparata dell’acido linoeico coniugato e di quello non coniugato.
Nell’uomo, l’effetto riscontrato è una riduzione della massa grassa. Il lavoro citato sostiene anche l’ipotesi che i CLAs non contribuiscano a ridurre il peso corporeo dei pazienti obesi, ma aumentino la massa magra a spese di quella grassa (Kamphuis et al., 2003). Le dosi utilizzate nelle prove cliniche nell’uomo sono state nell’ordine di 1,4 - 6,8 g di CLA al giorno (Blankson et al., 2000; Kamphuis et al., 2003).
Nel cane, l’aggiunta di CLA (0,6% sulla S.S.) in una dieta a basso contenuto calorico e ricca di proteine (55% sulla S.S.) ha contribuito a limitare l’aumento dell’azotemia che si osserva tipicamente quando si utilizza questo tipo di dieta (Bierer & Bui, 2003). Un secondo studio dimostra un effetto positivo dei CLA sulla composizione corporea e sull’ingestione del cibo nei cani alimentati ad libitum. Infine, una prova di fermentazione in vitro dimostra che i CLA sono prodotti in quantità molto basse da parte dei batteri dell’intestino nel cane. Gli autori raccomandano quindi l’aggiunta di CLA alle diete ipocaloriche (Fukoda et al., 2002).
Per limitare la lipogenesi nell’uomo si utilizza l’estratto di Garcinia Cambogia (Cha et al., 2003; Hayamizu et al., 2003). Gli ingredienti attivi sono idrossicitrati o l’AHA (acido alfaidrossicitrico), comunemente noti come "acidi della frutta". I benefici attesi sono rappresentati dall’inibizione della lipogenesi epatica e dalla riduzione dell’ingestione di energia (Westerterp-Plantenga & Kovacs, 2002). Il meccanismo d’azione non è stato chiaramente stabilito.
Garcinia Cambodgia. L’unica fonte di acido alfa idrossicitrico (AHA) in forma concentrata si trova in certe piante, come il frutto di Garcinia Cambogia, che proviene dal sud est asiatico.
Diete ipocaloriche fatte in casa
I cani obesi possono essere alimentati con diete fatte in casa. Tuttavia, bisogna rispettare le condizioni descritte più sopra. Si devono selezionare ingredienti magri (carne magra), fonti di amido ad elevato contenuto di fibra (cereali integrali), vegetali e integratori di fibra alimentare in forma purificata (crusca, fibra di soia) e la dieta deve essere accuratamente formulata in modo da garantire che sia completa e bilanciata. In confronto ad una formulazione di mantenimento, il rapporto proteine: calorie sarà più elevato, così come la concentrazione di micronutrienti e la percentuale di fibra alimentare. Ciò nonostante, quest’ultimo punto può comportare dei problemi se l’animale scarta e lascia da parte i vegetali necessari ad apportare la fibra. Ciò può essere evitato utilizzando un alimento con amido completo (pane, riso o pasta). L’assunzione di fibra grezza della razione può poi essere aumentata al 4 - 5% della S.S.. Utilizzando gli integratori di fibra alimentare è possibile innalzare la concentrazione fino al 7 - 10% della S.S..
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Affiliation of the authors at the time of publication
1Department of Animal Productions, Faculty of Veterinary Medicine, University of Liège, Liège, Belgium.
2ENVN Atlanpôle, La Chantrerie, Nantes, France.
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